Per formare il femminile negli aggettivi e nella maggior parte dei nomi viene aggiunto al maschile il suffisso -a.
La formazione del plurale è più complicata. In effetti, in molti casi, invece dei suffissi viene prodotta un'alterazione nella radice del nome in un modo che ricorda le lingue germaniche. Quindi avremo, per esempio:
- Å usa Ó: biånnd (biondo) - biónnd (biondo)
- ô usa û: żnòc (ginocchio) - żnûc (ginocchia)
- le parole che terminano in -èl o -ôl terminano nella forma plurale con -î e -û: martèl (martello) diventa martî (martelli); fiôl (figlio) diventa fiû (figli); ci sono eccezioni.
Le parole maschili che terminano con una consonante rimangono invariate nel plurale e il numero è quindi identificabile solo attraverso l'articolo: al râm (il ramo) -i râm (i rami).
Per quanto riguarda gli articoli, l'unica eccezione particolare dell'italiano è l'uso di 'al' al posto dell'articolo definitivo maschile singolare. Esempio "Al Scumpartimän". Tra gli articoli indefinitivi, vale la pena menzionare il raro utilizzo di 'uno'.